Comunicazione dell’autore (Michele Barresi) da un lavoro in corso di stampa per i tipi della Tipheret, soggetta alle leggi del Copyright.
Il fratello G. L. M.V. della Loggia Keter di Catania mi da lo spunto per scrivere qualcosa che metta in guardia contro l’azione di disinformazione che può essere fatta dalla lettura di lavori estratti da Internet.
Nel caso di cui tratteremo si voleva dare a Da’at la nobiltà di sephirah.
Ma vediamo come vanno le cose.
Caro Giovanni,
in realtà esiste una certa confusione su Da’at, la cosiddetta undicesima sephirah.
Il lavoro che mi hai mandato inizia:
Il Sefer Yetzirà, il più antico testo di Cabala, nel capitolo primo, afferma in modo perentorio:
“Dieci è il numero delle Sephiroth ineffabili, dieci e non nove, dieci e non undici. Intendi con sapienza, e sii saggio con intelligenza, investiga questi numeri, e trai da loro conoscenza, il disegno è fisso nella sua purezza, e riporta il Creatore nel Suo luogo.”
L’affermazione sul numero totale delle Sephiroth non sembrerebbe lasciare alcun spazio ad interpretazioni differenti.
Ti dico subito che se lo avessi scritto io non avrei adoperato il condizionale, ma il presente ed addirittura avrei scritto “non lascia spazio ad interpretazioni differenti”.
Nello stesso lavoro che mi invii trovi:
a) Per cercare di riconciliare la presenza di Da’at con l’affermazione del Sefer Yetzirà, che sembra escludere un’undicesima Sephirah, vengono solitamente forniti i seguenti motivi. Da’at è una proiezione di Keter nei piani inferiori. Per sua natura, Keter è remota ed inaccessibile, trascendente, al di là di ogni pensiero e parola. Per potere svolgere la sua funzione di forza unificante, Keter opera una “discesa” nell’Albero, e diventa Da’at. Quindi, se si conta Keter non si conta Da’at, o viceversa. Le sephiroth rimangono dieci.
b) ….non nove.…non undici.
Vediamo di fare una analisi di queste due espressioni.
In quella che abbiamo indicato come “a” si assiste ad una strana traslazione e metamorfosi.
Keter è remota è irraggiungibile, allora lascia il suo posto nell’albero, scende tra Hokmah e Binah e diventa Da’at. (Non mi piace).
Secondo l’autore le Sephiroth in tal modo rimangono 10.
Ammettiamo per un attimo che una cosa del genere possa avvenire.
Tutta la struttura dell’”albero della vita”, base della Cabala, subirebbe un sovvertimento tale da perdere qualsiasi valore propedeutico ed iniziatico.
Si eliminerebbe il numero “1”!!!!
La prima Sephirah, o numero Uno, la monade di Pitagora.
In questo numero sono nascosti gli altri nove. Esso è indivisibile ed è anche incapace di moltiplicazione. Dividendo 1 per sé stesso, esso rimane 1, e moltiplicando 1 per sé stesso esso rimane ancora 1, immutato. Così esso è un opportuno rappresentante del grande ed immutabile Padre del tutto.
L’unità ha una doppia natura e forma il legame tra il negativo ed il positivo.
Nella sua immutabile unità quasi non è un numero; ma, nella sua proprietà di essere soggetto all’addizione, può essere detto il primo numero di una serie numerica.
Ed allora in che modo, visto che l’1 non può essere moltiplicato né diviso, si può ottenere un altro 1 da aggiungere al primo?
In altri termini, come si può ottenere il numero 2?
Per riflessione di sé stesso.
Dall’uno, il parimpari di Pitagora, scaturiscono, infatti, per addizione i numeri pari e quelli dispari.
Alla distinzione fra pari (= illimitato) e dispari (= limitato) i pitagorici facevano risalire tutte le altre opposizioni della realtà: tenebre-luce, male-bene, etc.
La realtà si presenta dunque piena di entità contrapposte, ognuna delle quali è riconducibile a numeri.
Mentre lo zero è indefinibile, l’uno è definibile.
L’effetto di una definizione è di formare un Eidolon, un duplicato, od immagine della cosa definita. Otteniamo così una diade composta da 1 e dalla sua riflessione.
Adesso abbiamo anche l’inizio di una vibrazione stabilita, perché il numero 1 vibra alternativamente dall’immutabilità alla definizione, e da questa ancora all’immutabilità.
Così è il padre di tutti i numeri, ed un adeguato tipo del padre di tutte le cose.
Il nome della prima Sephirah è KThR, Keter, la Corona.
Il nome divino attribuito ad essa è il Nome del padre : AHIH, Eheieh, Io sono. Esso significa esistenza.
Fra gli epiteti ad essa applicati poiché contenente in sé stessa l’idea di esistenza negativa dipendente da essa, sono:
a) TMIRA DTMIRIN, Temira De-Temirin, il Nascosto del Nascosto.
b) OThIQA DOThIQIN, Authiqa De-Authiqin, l’Antico degli Antichi.
c) OThIQA QDIShA, Authiqa Qadisha, il Santissimo Antico Uno.
d) OThIQA, Authiqa, l’Antico Uno.
e) OThIQ IVMIN, Authiq Iomin, L’Antico dei Giorni.
f) NQDH RAShVNH, Nequdqh Rashunah, Il Punto Primordiale.
g) NQDH PShVTh, Nequdah Peshutah, Il Punto Calmo.
h) RIShA HVVRH, Risha Havurah, la Testa Bianca.
i) RVM MOLH, Rom Meolah, l’Altezza imperscrutabile.
Oltre a questi vi è un altro nome molto importante applicato a questa Sephirah, come rappresentante del grande Padre di tutte le cose.
Si tratta di ARIK ANPIN, Arikh Anpin, il Grande Volto o Macroprosopo. Di lui si dice che è in parte nascosto (nel senso del suo legame con l’esistenza negativa) ed in parte manifesto (come Sephirah positiva).
Quindi il simbolismo del Grande Volto è quello di un profilo in cui si può vedere solo un lato del volto o, come si dice nella Cabala, "In lui tutto è il lato destro".
Opportuno sottolineare che l’insieme delle dieci Sephiroth rappresenta l’Uomo Celeste, od Essere Primordiale, ADM OILAH, Adam Auilah.
Sotto questa prima Sephirah sono classificati gli ordini angelici delle ChIVTh HQDSh, Chioth Ha-Qadesh, sacre creature viventi, i cherubini o sfingi della visione di Ezechiele e dell’Apocalisse di Giovanni.
È l’unica Sephirah che non presenta il dualismo maschile-femminile: non avendone altre al di sopra è solo maschile.
La prima Sephirah conteneva le altre nove, e le ha emanate nella successione riportata nell’”albero della vita”.
Innumerevoli le considerazioni a sfavore della ipotesi “a” che abbiamo preso in considerazione.
Te ne segnalo solo una (spero solo una perché quando comincio a scrivere i pensieri mi inseguono ed io mi lascio raggiungere).
Come ho detto Keter è l’unica sephirah ad avere solo il carattere del mascolino.
Ognuna delle Sephiroth che seguono sarà in certa misura androgina, perché sarà femminile o ricettiva relativamente alla Sephirah che la precede immediatamente nella scala Sephirotica, mentre è maschile o trasmissiva relativamente alla Sephirah che immediatamente la segue.
Esempio: Keter (corona), la più alta e più vicina a Dio: maschile
Khokhmáh o Hokmah femminile nei confronti di Keter, Maschile nei confronti di Bináh
Bináh femminile nei confronti di Hokmah , Maschile nei confronti di Gevuráh
Chesed, femminile nei confronti di Bináh, Maschile nei confronti di Geburáh
Gevuráh o Geburáh femminile nei confronti di Chesed,, Maschile nei confronti di Tiféret
Tiféret femminile nei confronti di Geburáh , Maschile nei confronti di Hod
Hod femminile nei confronti di Tiféret , Maschile nei confronti di Nétzah
Nétzah femminile nei confronti di Hod, Maschile nei confronti di Yesód
Yesód femminile nei confronti di Nétzah, Maschile nei confronti di Malkút
Malkút solo femminile.
È facile capire che, se si desse valore alla teoria “a” Per sua natura, Keter è remota ed inaccessibile, trascendente, al di là di ogni pensiero e parola. Per potere svolgere la sua funzione di forza unificante, Keter opera una “discesa” nell’Albero, e diventa Da’at pseudo sephirah senza numero e della quale sarebbe impossibile stabilire le caratteristiche sessuali.
Scomparirebbe la monade, non potrebbero più esistere la diade e la triade.
Queste sarebbero le conseguenze:
k )Scomparirebbe la Trinità.
x) Ci sarebbe un serio sconvolgimento nell’andamento delle XXII vie del percorso cabalistico.
y) Una irreparabile compromissione a livello della cabalistica interpretazione dei quattro mondi.
z) Una intromissione del profano nel divino.
Torneremo su k, x, y e z più in là.
Prendiamo ora in esame la seconda ipotesi (b) in cui l’autore dice “ “non nove….non undici” richiamandosi al brano del Sefer Yetzirà.
Ma com’è possibile che le sephiroth siano solo nove?
Questo è il caso dello Tzadik, del Giusto della persona retta, che ha pieno controllo sul suo Yesod, l’area della sincerità, della devozione, della sessualità fisica, dell’energia sensuale sottile della personalità. Lo tzadik non deve scendere, non deve mai arrivare a Malkut. Per lui è Yesod il livello più basso dell’Albero della Vita.
Malkut, il gioco di poteri del mondo, le preoccupazioni per il vivere quotidiano, le umiliazioni e i momenti d’orgoglio, tutto ciò non lo riguarda. Anche se a volte deve entrare in quelle dinamiche, non ne rimane coinvolto. La sua partecipazione è puramente superficiale, come se stesse recitando una parte.
Ed è in questa luce che va visto l’avvertimento del Sefer Yetzirà: le Sephiroth devono essere dieci, anche lo tzadik deve scendere a Malkut, sul serio.
Mi pare che questo brano si spieghi da se e non ponga nessun dubbio sul numero delle Sephiroth.
Vi si fa solo osservare che l’uomo che abbia realmente superato i problemi della terra (Malkut) ha dinnanzi a se solo 9 sephirot, in quanto in Yesod e non su Malkút è la sua dimora spirituale.
Il concetto ha una base teorica ragionevole riferibile solo a colui che è veramente avviato alla Santità, in quanto non si deve dimenticare che secondo la Cabala l’albero della Vita” è un cammino che si può compiere in due sensi: in salita ed in discesa.
Malkut, la terra, resta sempre il punto di partenza di chi vuole ascendere nella conoscenza dell’androgenicità delle Sephiroth nel tentativo, che solo a pochi riesce di arrivare al “1” all’eterno mascolino. Al di là non si può andare.
Forse solo Mosè è arrivato a tanto.
Ti ho detto che quando comincio a scrivere su un argomento si accende in me una specie di fuoco che con le sue fiamme disegna dinnanzi ai miei occhi visioni che non riesco a fare a meno di seguire.
Ti ho anticipato qualcosa che svilupperò solo nella tavola su Mosè, che se Dio vuole, potrete trovare sul libro che ho appena finito di scrivere.
In una cultura del Dio padre e madre, di Haelohim , di Jèvè in cui la divinità ha in se i caratteri maschile e femminile, come può Mosè creare la religione del Dio Unico, maschio, forte, onnipotente capace di trascinare a se un popolo e la cui tradizione e ritualità rimane integra nei templi ebraici ancora oggi?
È un quesito trascendentale che se Mosè non avesse risolto forse la vita e la Storia del mondo avrebbero preso altre strade. Lo stesso Cristo potrà esistere solo grazie alla visione Mosaica del Dio Unico.
L’introduzione nell’albero sephirotico di Da’at come emanazione divina avrebbe arrecato danni enormi anche al pensiero mosaico, che addirittura non sarebbe esistito nel modo in cui si è espresso e forse Mosè non sarebbe stato nulla di più di un sacerdote di Osiride con tutte le conseguenze, non facilmente intuibili, sulla Storia successiva della Civiltà.
Il Sefer Yetzirà si preoccupa di avvertire che le Sephiroth sono dieci, e che la mescolanza di Da’at è temporanea, è un guasto che va riparato.
Torniamo al punto “k”: Scomparirebbe la Trinità.
La prima Sephirah, o numero Uno, la monade di Pitagora.
In questo numero sono nascosti gli altri nove.
Il numero 2 contribuisce a formare la diade.
Il nome della seconda Sephirah è ChKMH, Hokmah, Saggezza, potenza attiva maschile riflessa da Keter, come s’è visto.
Questa Sephirah è il Padre attivo ed evidente, a cui è unita la Madre, che è il numero 3.
La seconda Sephirah è rappresentata dai nomi divini IH, Yah e IHVH, Yahveh.
Tra le schiere angeliche è chiamata AVPNIM, Auphanim, le Ruote . È anche chiamata AB, Ab, il Padre.
La terza Sephirah, completa la Triade, è una potenza femminile passiva chiamata BINH, Binah, la Intelligente, che è coeguale con Hokmah. Perché Hokmah, il numero 2, è come due linee diritte che non possono racchiudere alcuno spazio, quindi è senza potere finché il numero 3 forma il triangolo. Così questa Sephirah completa e rende evidente la Trinità.
Questo è l’albero della vita con le 10 sephiroth e con i nomi ad esse più comunemente attribuiti.
La prima sephirah è più comunemente chiamata Keter, Corona. É la corona sul capo di Adam Qadmon, l’Adamo primordiale.
Secondo il capitolo di apertura della Genesi, l’essere umano viene creato a immagine di Dio. Le Sephiroth costituiscono l’archetipo divino di quell’immagine, il modello mitico dell’essere umano, la nostra originaria natura. Le Sephiroth sono anche descritte come un albero cosmico che cresce verso il basso con le radici poste in alto, in Keter, la radice delle radici.
Dalle profondità del Nulla risplende il punto primordiale di Hokmah, Sapienza, la seconda sephirah.
Questo punto si espande in un cerchio, la sephirah di Bináh, Intelligenza.
Bináh è il grembo, la Madre divina. Ricevendo il seme, il punto di Hokmah, essa concepisce le sette sephiroth inferiori. Anche l’essere creato trova in lei la sua origine: essa è “la totalità di tutte le individuazioni”.
Queste tre sephiroth superiori (Keter, Hokmah e Bináh) rappresentano la testa del corpo divino e sono considerate più occulte della discendenza di Bináh.
Dimmi tu, caro Giovanni, in questo meraviglioso intreccio che costituisce il vertice delle tre sephirot alla visione delle quali arrivano solo pochi eletti, dove la mettiamo questa Da’at.
Questa Da’at che significa “Conoscenza” che non è una emanazione divina, ma una conquista (per altro nobilissima) dell’umano?
Vedremo più avanti dove è il posto reale di Da’at quando illustrerò quella che è la “Tradizione mistica ebraica” che si rifà alla interpretazione religiosa ed esoterica del “candelabro a 7 braccia”.
Inoltre la assurda affermazione letta al punto”a” e che qui riporto “ Per potere svolgere la sua funzione di forza unificante, Keter opera una “discesa” nell’Albero, e diventa Da’at. Quindi, se si conta Keter non si conta Da’at, o viceversa. Le sephiroth rimangono dieci” pretenderebbe di sostituire la monade sacra con ciò che Dio permette all’uomo di acquisire, la “Conoscenza”. Ciò per quanto riguarda il punto “k”.
Siamo su piani completamente diversi ed anche se è vero che l’uomo acquisisce “Conoscenza” in Dio questa non sarà una emanazione di Dio, ma la meravigliosa conquista dell’uomo che cerca Dio.
x) Ci sarebbe un serio sconvolgimento nell’andamento delle XXII vie del percorso cabalistico.
Come si vede dalla figura a lato una sephirah posta tra Keter e Tipheret, da una parte porterebbe a 23 le vie e ciò non è possibile in quanto 22 sono le lettere dell’alfabeto ebraico cui si fa riferimento.
Determinando tra l’altro un’interruzione della “via mediana” che ha in se la capacità di unificare gli opposti.
y) Una irreparabile compromissione a livello della cabalistica interpretazione dei quattro mondi in quanto Da’at rientrerebbe nell’Atzilùt, il più alto ed il più nobile, o mondo delle emanazioni (Da’at emanazione non è) e nel secondo, la Beriàh o mondo della “Creazione” (alla quale Da’at non partecipa, essendone solo una conseguenza tardiva).
z) Una intromissione del profano nel divino. L’immissione in un ciclo emanato da Dio di un elemento frutto della mente dell’uomo.
Per terminare, nella speranza che quanto ti ho scritto, nella sua sinteticità. sia stato chiaro e spero sufficiente a darti una idea del mio pensiero un pensiero tratto dalla Antica Tradizione Ebraica.
Cabala è il nome dato alla Tradizione mistica ebraica, originariamente trasmessa solo per via orale.
Le conoscenze mistiche dell'ebraismo venivano tenute segrete perchè si riteneva che dovessero rimanere tesoro di pochi eletti.
La più famosa opera mistica ebraica è lo Zohar=Libro del Divino Splendore, compilato dal rabbino di Granada Moises Shemtov de Leon alla fine del 13° secolo.
Le dottrine mistiche dello Zohar non avevano solo una valenza teorica:" le azioni umane hanno un effetto sul mondo superiore e ,servendo Dio l'anima devota può raggiungere l'unione col divino”.
Queste dottrine sono espresse nelle Sephiroth divine, i 10 attributi divini con cui egli creò l'Universo.
"..come le sephiroth, così ognuno ha un nome conosciuto e Tu sei la perfetta completezza di tutti"
La vita ebraica è governata dalle feste e dal ritmo dei sabati che riflette il ritmo delle sephiroth: esse vengono rappresentate attraverso un contenitore di spezie che "si regge sul pilastro dell'equilibrio".
Le spezie contenute producono aromi che vengono inalati alla fine di ogni sabato:l'inalazione procura una specie di tristezza all'anima,che vivrà la settimana in attesa della gioia del Sabato successivo in cui tornerà ad unirsi a Dio.
Il candelabro a 7 braccia(Es 25,31)rappresenta il mondo immutabile delle 10 sephirot.
Le braccia di sinistra sono il Pilastro della Severità:
-Binah =Intelligenza
-Gevurah=Giustizia
-Hod=Maestà
e quelle di destra il Pilastro della misericordia:
-Hochmah=Saggezza
-Hesed=Amore
-Nezah=Eternità
Entrambe convergono sul Pilastro dell'Equilibrio.
Le qualità delle due braccia si bilanciano cioè reciprocamente. Sul Pilastro dell'Equilibrio ci sono le Giunture:
Daat non è una sephirah : è la Conoscenza.(aria)
Tipheret è la VI sephirah :è la Bellezza.(acqua)
Yesod è la base di ogni cosa esistente:nell'uomo è l'Ego,la base della consapevolezza di se.
Malkut è la X sephirah:è il Regno(luce) ,la presenza di Dio nella materia. .(terra)
Da lì Dio si manifesta attraverso la tensione dei 4 Elementi : terra, acqua,aria, fuoco e luce.
É la Luce ,l'attività creatrice di Dio che si manifesta nelle Sephiroth.
A questo punto caro G. ti complico le idee.
Da’at non è una sephirah, ma merita un posto nell’albero sephirotico.
Penserai che mi contraddica, ma seguimi:
È la nostra Istituzione, con il suo sistema trigradale ci può aiutare a spiegare la dichiarazione che ho appena fatto.
Il profano è su Malkut, nasce, vive, si riproduce e muore senza acquisire la vera consapevolezza di se.
Al di sopra di lui nove sephiroth delle quali non conosce nemmeno l’esistenza.
Ecco comparire l’iniziato, l’Apprendista che nel corso del suo periodo di apprendistato acquista la consapevolezza , la conoscenza di se e fa un passo verso l’alto, raggiunge Yesod è la base di ogni cosa esistente:nell'uomo è l'Ego,la base della consapevolezza di se.
Nel nostro sistema trigradale ha conosciuto la natura e se stesso.
In Yesod matura il suo grado ed è pronto per il grado successivo. Il grado in cui grazie allo studio delle sette arti liberale approfondirà la sua conoscenza della natura e dei suoi fenomeni, accrescerà la sua conoscenza, comincerà ad intravedere il trascendentale, in poche parole salirà gradatamente lungo le vie dell’albero sephirotico incorporando nel suo spirito, man mano che progredisce quello che le emanazioni divine gli consentono di conoscere: eternità,gloria,bellezza,giustizia, misericordia, grandezza e tutte le riconosce come appellativi degni di Dio e come doni che Dio fa all’uomo.
All’iniziato manca l’ultimo passo: la conoscenza della prima triade. Il,passo più difficile e più importante.
Arrivare a Binah, ad Hochmah, intravedere Keter (irraggiungibile per i più).
Per arrivare a ciò ha bisogno di una piattaforma, ha bisogno della Conoscenza, ha bisogno di Da’at.
Il Maestro massone, se veramente iniziato, se ha percorso il suo cammino sino a quel punto, ha dinnanzi a se, sopra di se la sacra triade.
Negli alberi sephirotici nei quali abbiamo occasione di vedere raffigurata Da’at , essa non ha l’aspetto delle sephiroth, e rappresentata con una circonferenza tratteggiata.
È presente, ma non è presente. Oggi possiamo capire meglio il concetto dicendo che la sua è una presenza “virtuale”.
Non è una sephirah, ma si trova “virtualmente” incorporata nell’albero sephirotico perché solo dopo avere acquisito la “Conoscenza”, il Maestro può tentare la scalata alla triade superiore, alla Trinità, all’Uno e se a questo arriverà sperare di immergersi nell’Essere e non Essere e circondarsi di En Sof.
Comunicazione dell’autore (Michele Barresi) da un lavoro in corso di stampa per i tipi della Tipheret, soggetta alle leggi del Copyright.