Si deve agli studi di Mariano Iodice, in materia di storia della massoneria, un’interessante scoperta sul progetto di una loggia napoletana del 700, che a quei tempi non poté concretizzarsi. La scoperta riguarda, in un certo senso, anche le antiche storie della famiglia dello studioso con particolare riferimento ad un avo del ramo materno dei Maresca di Serracapriola.
“Correva l'anno 1779 Ferdinando IV, appena ventinovenne, invia in Russia il Duca di San Nicola, Muzio da Gaeta.
Arrivato a Pietroburgo, il Duca, dovette subire il duro e rigido clima al quale non riuscì ad adattarsi, per cui entro pochi anni fu sostituito dal duca di Serracapriola, Antonio Maresca Donnorso, mentre il russo Razumovshij fu sostituito (per i rapporti intimi, sembra, con Maria Carolina) con Skavronskij. A questo punto la storia degli illustri avi si intreccia con quella di uno dei più famosi massoni del 700, il conte di Cagliostro.
Il duca di Serracapriola rimase in loco fino al 1813, rimase in carica oltre quarant'anni, ma la frequentazione con il conte durò meno di un anno. Proveniente da Mitau, Cagliostro si trasferì a San Pietroburgo, dove dimorò dal 5 Giugno 1779 al Marzo 1780. Il viaggio in Russia aveva anche uno scopo diplomatico: intercedere presso Caterina II per garantire l'indipendenza della Curlandia, minacciata dall'espansionismo zarista. Cagliostro si proponeva di ottenere ciò, fondando una loggia internazionale (di Rito egizio), che fosse sotto l'alto patronato della Imperatrice.
Presentatosi come il colonello spagnolo Phenix, iniziò a fare il taumaturgo, ma subito si sparse la voce delle sue relazioni col Saint Germain e sulla tresca fra Serafina e il Principe Potemkim, favorito di Caterina. Quando l'ambasciatore di Spagna lo smascherò non gli rimase che abbandonare il paese, nonostante la protezione dello stesso Potionkin. L'Imperatrice scrisse poi tre commedie satiriche: "L'ingannatore", "Il cieco", "L'incantatore siberiano" con le quali metteva alla berlina l'Italiano e le sue vittime.
Nella sua pur breve permanenza in terra di Russia Cagliostro conobbe, secondo gli studi del porfessore Iodice, il duca di Serracapriola. Frequentò le Logge fondate da Petr Ivanovic Melissino. L'Ordine comprendeva 4 Gradi: "La Volta oscura", "Il Cavaliere Scozzese", "Il Filosofo", "Il Grande Sacerdote del Tempio". I primi due erano gradi di tipo hiramitico mentre il terzo aveva contenuti religioso-ermetici, tutti e tre costituivano una sorta di noviziato che consentiva di accedere al Grado sacerdotale. Quest'ultimo prevedeva conclavi di sapore templare con cerimonie religiose, benedizioni, preghiere comuni.
Lo scopo del Rito era la conoscenza di Dio e della "filosofia della natura" ossia dell'influenza esercitata sulla materia dagli astri e dalle potenze spirituali, perciò i "Gran sacerdoti" o "chierici" si dedicavano allo studio dell'alchimia, della cabala, dell'astrologia, della magia. Sembra che in queste Logge Cagliostro operasse esperimenti di chiaroveggenza con "la colomba" è indubbio, comunque, che una tale esperienza abbia portato un notevole contribuito al perfezionamento del Rito Egiziano.
In quegli anni Cagliostro dettò i prodromi per la costituzione di una Loggia di Rito egizio e Rosacroce a Napoli, sotto l’egida del duca che sarebbe dovuta sorgere a Napoli. Nel centro partenopeo gli anni futuri, che avrebbero dovuto concretizzare il progetto della Loggia, non furono provvidi per la massoneria. Già nel giugno 1776 i membri della G. L. Nazionale elessero Diego Naselli gran maestro.
Nel 1777 quest’ultimo aderì al Rito della Stretta Osservanza Templare, coinvolgendovi per intero la G. L. Nazionale. Nel 1779, a seguito degli sviluppi verificatisi in seno al Regime della Stretta Osservanza mediante il Convento di Lione e la riforma elaborata dal Willermoz con la trasformazione del Regime medesimo in quello Scozzese Rettificato, il Naselli e la sua Gran Loggia Nazionale aderirono alla riforma. Dal 1783, a causa della forzata rinunzia da parte del conte di Bernezzo, il Naselli assunse anche la carica di gran maestro provinciale.
Nel frattempo continuava pur sempre a sopravvivere la Gran Loggia Provinciale “inglese” diretta dal duca di San Demetrio, tra i cui aderenti si devono ricordare, oltre al già citato Pasquale Baffi, il giurista Mario Pagano, l’ammiraglio Francesco Caracciolo, il medico Domenico Cirillo, l’ufficiale Giuseppe Albanese. Nel 1784, nel piedilista dell’aristocratica loggia La Vittoria, alle dipendenze del Rito Scozzese Rettificato, troviamo anche il poeta Aurelio Bertòla de Giorgi ed il conte Vittorio Alfieri, iniziato probabilmente tra il 1774 ed il 1775.
Alle soglie della rivoluzione francese, tuttavia, la G. L. Nazionale era in piena regressione numerica. Il 3 novembre 1789 Ferdinando IV rinnovò la proibizione delle attività massoniche ed il gran maestro Naselli dette ordine alle logge di sospendere i propri lavori. È certo che nascenti clubs giacobini, i che avrebbero entusiasticamente sostenuto la repubblica partenopea, reclutarono a preferenza tra i fratelli massoni. Molte delle vittime della restaurazione borbonica, in effetti, erano transitate nelle logge della G. L. Nazionale od in quelle della G. L. Provinciale inglese.
Il progetto di una Loggia unificata di Rito Egizio e Rosacroce non si concretizzò, ma molti, fino ad oggi, proseguirono gli studi, nel ricordo del grande massone Cagliostro e di altri illustri confratelli partenopei. Si deve a questi ultimi se il progetto di Una Loggia della Massoneria Unificata di Rito Egizio e Rosacroce è proseguito nel tempo fino ad oggi”. http://www.croponline.org/massoneria.htm
Mariano Iodice
Tratto da www.agmediapress.it