MILANO - Papa Benedetto XVI ha segnato il tracciato: «La Chiesa sia loro vicina, li abbia nel cuore», ha esortato chiudendo la sua missione a Milano nel giugno scorso. Ora l’arcivescovo Angelo Scolarilancia il messaggio e apre le porte ai divorziati, questione di grande attualità e fra i temi forti della sua prima lettera pastorale.
La Chiesa, dice Scola, «testimonia che Dio è vicino a tutti, anche a chi ha il cuore ferito e, attraverso le tante forme di partecipazione e di coinvolgimento, invita tutti a sentirsi a casa nella Chiesa, al di là di ogni pretesa e pregiudizio». La lettera dell’arcivescovo di Milano è dedicata a tutti, «ai battezzati e a quanti vorranno accoglierla», per «porre l’accento su quattro ambiti che richiedono una particolare cura pastorale» nella «travagliata fase della odierna società plurale»: crisi economica, flussi migratori, integrazione, trasformazione della società. Scola si rivolge in particolare ai «divorziati risposati, nonostante la loro situazione, continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione», afferma.
«In molti modi la comunità cristiana si mostra attenta alla storia concreta di molte famiglie segnate da difficoltà, da incomprensioni e da divisioni, da legami abbandonati e costruiti con altri, con tutti i dolorosi contraccolpi che essi provocano soprattutto sui più piccoli e sui più deboli». Affrontando il tema del rapporto tra famiglia e spiritualità, l’arcivescovo sottolinea come «la tentazione della rassegnazione a un modello di convivenza esile, precario, sospeso all’emozione passionale e alla provvisorietà dei sentimenti, l’afasia che non sa esprimere la bellezza di un amore casto, di un fidanzamento serio, di un matrimonio cristiano, mette alla prova la fede». L’arcivescovo aveva già affrontato il tema della separazione dei coniugi in occasione della presentazione dell’incontro mondiale della famiglia a Milano. «Oggi c’è grande confusione tra bisogno e desiderio - disse il cardinale - ma le persone hanno bisogno di legami forti e stabili, perché quest’idea che si è liberi quando si rompono i legami è un’idea fragile e contraddittoria». Non c’è situazione di cui la Chiesa non tenga conto, aveva rassicurato, quindi anche quella di chi si separa. Adesso l’arcivescovo approfondisce il rapporto tra famiglia e spiritualità, sottolineando «la tentazione della reticenza sulle ragioni del vivere e sulle responsabilità che vi sono connesse, forse per uno smarrimento della generazione adulta, forse per una falsa idea di libertà». Occorre invece superare «la tentazione di ridurre la pratica religiosa a una pratica individualistica che rende addirittura imbarazzante pregare insieme».
Infine due messaggi. Uno ai politici, a cui il cardinale chiede di non «restare muti di fronte alle grandi questioni del nostro tempo - sessualità, matrimonio, famiglia e vita, economia, giustizia e politica - mortificando la luce del Vangelo», nella preoccupazione che «la fede cristiana venga ridotta a semplice religione civile». Alle varie correnti in cui si dividono i cattolici impegnati nella società civile e i politica, Scola chiede di superare «la tentazione della diaspora, posizioni che fanno prevalere ciò che separa su quello che unisce, approfondendo le divisioni». Infine il forte richiamo al clero, affinché eviti «scontento, mormorazione, amarezza per l’impressione di non essere abbastanza conosciuti, apprezzati, valorizzati». E a non cedere alla «tentazione di ritenere legittimo cercare consolazioni compensative, addirittura trasgressive, nell’attaccamento a persone, cose, strumenti di evasione, oscurando il dono della verginità o del celibato».
(Tratto da: ilmessaggero.it)