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giovedì 27 settembre 2012

Torture e massacri, i bambini siriani raccontano l’orrore


Ohood  era seduto al suo banco di scuola quando i proiettili hanno cominciato a fischiare vicino alle sue orecchie. Hassan ha visto teste e mani mozzate galleggiare in pozze di sangue appiccicoso dopo il bombardamento di un corteo funebre. La pelle e i capelli di Mohammed, invece, sono andati a fuoco quando una macchina è esplosa per strada. Sono i racconti che i bambini siriani hanno fatto ai volontari di Save the children nel campo profughi di Za’atari in Giordania dove sono rifugiate 31mila persone.
Alcuni di questi ragazzini hanno visto i propri genitori, fratelli e cugini uccisi nei modi più brutali. Sono stati incarcerati, torturati in modo spietato, vessati.  La guerra vista dai loro occhi è ancora più raccapriciante. “Sono loro – ha detto ieri Nadine Haddad di Save the Children – a pagare il prezzo più alto. Hanno molti problemi comportamentali e soffrono di disturbi post-traumatici”. L’organizzazione umanitaria ha lanciato ieri un appello per attirare l’attenzione sulle piccole vittime del conflitto  nella speranza che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si riunisce in questi giorni, faccia qualcosa per fermare i massacri. Al segretario dell’Onu Ban Ki-moon l’associazione chiede di “assicurare che le Nazioni Unite mettano in campo tutte le risorse necessarie per registrare tutte i crimini contro i bambini in Siria”.
Questi crimini, avverte l’associazione, “non saranno tollerati e verranno mostrati al mondo intero”.
Ecco i racconti di alcuni bambini:
Wael, 16 anni: “Nel giardino di casa avevamo scavato un buco per nasconderci quando arrivavano i soldati. L’ultima volta ci siamo nascosti dalle 7 del mattino alle 5 del pomeriggio. Ero terrorizzato. Una volta però mi hanno arrestato. Eravamo in 13, il più piccolo aveva 6 anni. Si chiamava Alàa: non capiva cosa stesse succedendo. È stato torturato più di ogni altro, volevano che il padre si consegnasse. Lo hanno picchiato per tre giorni, senza dargli da mangiare nè bere. Poi è morto. Hanno trattato il cadavere come fosse quello di un cane”.
Hassan, 14 anni:  “Ero a un funerale, poi un razzo ha fatto strage. Siamo andati a tirare fuori i cadaveri (tra i quali quelli di uno zio e di un cugino, ndr). Ho trovato parti del corpo ammassate una sull’altra e quando siamo arrivati alla moschea abbiamo trovato decine e decine di cadaveri… I cani hanno continuato a mangiare i corpi per giorni”.
Khalid, 15 anni: “La cosa buffa è che per torturarci ci hanno rinchiuso nella nostra vecchia scuola. Per due giorni ci hanno costretto a stare in piedi, senza mangiare nè bere. Penso fossimo in cento. Poi mi hanno preso e appeso al soffitto per i polsi e hanno iniziato a picchiarmi. Mi hanno spento le sigarette sul corpo, ecco guardate i segni. Ad altri hanno dato le scosse elettriche. In alcuni casi usano i bambini per avanzare nei villaggi, usandoli come scudi umani”.
Mohamad, 15 anni: “Hanno ammazzato circa 25 persone, l’ho visto con i miei occhi. Usavano metodi diversi per uccidere, con gli elettroshock, oppure tirando macchinari e blocchi di cemento sulle teste per fracassarle”.
Save the Children non specifica chi siano i torturatori, anche se cita i risultati della commissione Onu sui crimini di guerra in Siria che punta l’indice in particolare contro le milizie paramilitari filo-governative alawite, che secondo alcuni analisti stanno portando avanti una vera e propria
pulizia etnica in Siria ai danni dei sunniti.  Non mancano però episodi di crimini commessi dai ribelli, anche loro in alcuni casi contro i bambini, per lo più alawiti, la stessa setta religiosa del presidente Bashar al Assad.