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lunedì 25 luglio 2011

Alle Fonti del Pensiero Filosofico Massonico

 Comunicazione dell’autore (Michele Barresi) da un lavoro in corso di stampa per i tipi della Tipheret, soggetta alle leggi del Copyright.


Alle Fonti del Pensiero Filosofico Massonico

Premessa
In effetti, non v’è dubbio che uno dei c.d. “Misteri” della Massoneria sia proprio quello relativo alle sue origini. Centinaia di scrittori (massoni e non) hanno cercato di affrontare questo problema, alcuni esprimendo soluzioni frutto di una fantasia degna di nota, altri cercando di mantenere il più possibile il massimo rigore scientifico e storico.
Lo studio delle origini della Massoneria (e della sua tradizione filosofica), può essere affrontato sia da un punto di vista meramente storico/scientifico, sia andando più addentro al pensiero, alla Tradizione di cui essa è custode; ne consegue che accanto alla storia reale della Massoneria, per tale intendendo quella ricostruibile attraverso gli usuali strumenti della ricerca storica, ne sussiste o acquista rilevanza un’altra, anch’essa “storia” ma in senso molto peculiare, o più propriamente metastoria, che prescinde dal dato documentario e s’inscrive in un orizzonte diverso, nel quale i nomi, le date e gli avvenimenti s’inseriscono nella dimensione sacrale del simbolo e acquistano un significato “altro” rispetto a quello profano. Le due “storie” non si escludono reciprocamente, ma confluiscono entrambe in una nozione di tradizione leggibile e decifrabile secondo almeno due ottiche diverse, quella della lettera e quella dello spirito, governate da scritture e da cifre non sempre omogenee.
A rigor di termini, la storia è (o dovrebbe essere) un mera relazione di fatti di ciò che è accaduto. La filosofia, invece, è un processo ideativo che cerca di sapere il perché di ciò che accade e le conseguenze che ne scaturiscono.
Se si vuole veramente capire il senso di ciò che si studia, non bisogna separare il perché (filosofia) dal dove e quando (storia), e ciò in quanto è fondamentale capire le motivazioni dei fatti “storicamente” avvenuti. Ragion per cui oggetto del presente lavoro non sarà una mera analisi storica della Massoneria speculativa, ma bensì la ricerca delle fonti del pensiero filosofico massonico.
Brevi cenni storici sulla nascita della Massoneria moderna
Anzitutto conviene riassumere in maniera molto sintetica la “storia ufficiale” della Massoneria moderna, rinviando qualsiasi ulteriore approfondimento sul tema, alla lettura ed all’iniziativa di ciascuno di noi.
Il termine Massoneria o Libera muratoria è di origine francese e deriva da frère maçon. In francese, maçon (corrispondente al provenzale màsso) proviene dal latino medievale machio, machionis (màcio), muratore, tagliatore di pietra. L’etimologo Klein ha avanzato l’ipotesi che la parola sia stata portata in Inghilterra dai Normanni (1066), ma nella traduzione inglese frère sia stato confuso con free, di qui freemason.
In Inghilterra il termine mason senza il prefisso free appare già nel 1292 in uno scritto sulla costruzione di una cappella nel palazzo di Westminster. L’espressione «Libera Muratoria» appare per la prima volta nel 1375 in un’annotazione riguardante una riunione di rappresentanti di corporazioni cittadine a Londra. La medesima espressione si trova nel 1396 in una lista di lavoratori nella costruzione della cattedrale di Exeter.
La parola ‘Massoneria’ (nella scrittura inglese masonry) la troviamo, per la prima volta, con assoluta chiarezza nel Poema regio (1390 circa). Sempre nel Poema regio troviamo pure il termine brother (fratello), riferito al compagno d’arte.
La Massoneria moderna, o per meglio dire le radici della “struttura amministrativa” dell’organizzazione massonica per come noi oggi la conosciamo, trae le proprie origini in Inghilterra, durante il XVI secolo, dalle antiche Corporazioni di mestiere medioevali, ed in particolar modo dalla Corporazione dei Liberi Muratori (gli antichi costruttori di chiese e cattedrali).
A partire dal 1535 (“Carta di Colonia”), ma è probabile che accadesse anche prima, le Logge di liberi muratori accolsero tra le loro colonne anche uomini non impegnati nelle arti muratorie, purché “nati liberi e di buoni costumi”. Erano i cosiddetti “muratori accettati”: uomini, cioè, provenienti da estrazione ed interessi diversi, tutti accomunati dall’essere dei liberi pensatori.
Sotto l’influenza degli «accettati» si andò affermando la trasformazione in senso etico-psicologico degli antichi simboli del mestiere muratorio e questo portò all’evoluzione del lavoro in senso speculativo, ossia la trasposizione, attraverso il linguaggio muratorio, del modus operandi finalizzato alla costruzione del Tempio Interiore nella propria Coscienza, e del Tempio Universale nell’opera quotidiana a beneficio dell’Umanità.
Su queste basi l’istituzione dei Liberi Muratori (Massoneria Operativa) si riorganizzò trasformandosi in «Massoneria speculativa», attraverso un processo conclusosi con un vero e proprio atto di fondazione della Massoneria moderna che si ebbe a Londra il 24 giugno 1717 (Festa di San Giovanni Battista), allorché quattro Logge di Londra (The Goose and Gridiron, The Crown, The Apple Tree e The Rummer and Grapes) si riunirono presso la trattoria “l’Oca e la Graticola” fondando la prima Gran Loggia della storia che prese il nome di «Gran Loggia di Londra».
Le caratteristiche innovative della G. L. di Londra consistevano non soltanto nella proposizione di se stessa come ente direttivo al di sopra delle singole logge, ma anche in una fisionomia ideologica rinnovata che, senza rinnegare l’eredità (soprattutto religiosa e simbolica) della preesistente massoneria “operativa”, aderiva e si conformava ai mutamenti intervenuti a seguito dei grandi eventi dei secoli XVI e XVII.
Non è certamente un caso che nelle quattro logge fondatrici della neocostituita Gran Loggia fosse netta la prevalenza di “speculativi”, estranei all’arte della costruzione: gentiluomini, borghesi, intellettuali, tra i quali un ruolo preminente spetta indubbiamente al pastore anglicano Jean-Théophile Désaguliers (1683-1744), membro della Royal Society, brillante volgarizzatore delle teorie newtoniane e letterato ben introdotto nell’alta società londinese, e in subordine al pastore presbiteriano James Anderson (1684-1739).
La nascita della G.L. di Londra non comportò l’immediata adesione a essa di tutte le altre logge già esistenti, le quali solo gradualmente finirono per confluire nella G. L. di Londra o per estinguersi.
Il 14 gennaio 1723, essendo divenuto gran maestro il duca di Wharton, furono approvate le Costituzioni redatte dall’Anderson. Di queste, in particolar modo il Titolo I, concernente Dio e la religione, è giustamente famoso; infatti, il rinvio a una nozione della Divinità svincolata da una precisa confessione religiosa doveva apparire all’epoca di portata epocale.
In un Paese come l’Inghilterra, nel quale all’insegna delle divisioni religiose erano trascorsi quasi due secoli di rivolgimenti politici, sociali e dinastici, l’autoproclamazione della massoneria come “centro d’unione” tra gli uomini, sulla sola base delle loro qualità morali e di una religiosità non ulteriormente qualificata, costituiva un netto salto in avanti, semi-utopistico se proiettato nella dimensione della società dell’epoca, ma che venne concretamente realizzato nella realtà micro-sociale della loggia. Pensate, ad es., come nelle Logge del primo ‘700 si sedessero accanto “fratelli” provenienti da censo e classi sociali completamente diverse, cosa, questa, che non era possibile osservare in qualsiasi altra situazione.
Il 25 gennaio 1738 venne approvata dalla G. L. di Londra una nuova redazione delle Costituzioni, anch’essa di penna dell’Anderson, e la stessa G. L. cambiò nome, diventando G. L. d’Inghilterra. Il testo del 1738, in rapporto al titolo I, non appare in verità molto difforme da quello del 1723, anche se fiumi d’inchiostro sono stati sparsi, soprattutto da parte di massoni francesi del XX secolo, per accusare l’Anderson di un ripensamento “teista” rispetto alla prima stesura, nell’ambito della cosiddetta querelle sul Grande Architetto dell’Universo successiva alle scelte agnostiche effettuate dal Grande Oriente di Francia.
In epoca imprecisata, ma verosimilmente compresa tra il 1730 e il 1738, la Gran Loggia inglese a causa di motivi contingenti, da identificare con la pubblicazione di “rivelazioni” circa i segni di riconoscimento, delle quali la più nota fu l’opuscolo Masonry Dissected (1730) di Samuel Prichard, e comunque con la finalità di impedire la partecipazione ai lavori di loggia a chi non fosse stato debitamente affiliato alla Gran Loggia stessa, operò un’inversione delle parole sacre e di passo del primo e del secondo grado nonché innovazioni in altri importanti elementi rituali.
Queste innovazioni determinarono in Inghilterra una scissione tra la suddetta Gran Loggia (da allora chiamata dei Moderns) e quella tradizionalista detta degli Antients. Infatti, il 5 febbraio 1752 nove logge dissidenti, prevalentemente costituite da massoni irlandesi mai appartenuti alla G. L. di Londra, dettero vita a un’altra Gran Loggia, che dal 5 dicembre 1753 prese la denominazione di Gran Loggia dei Liberi e Accettati Muratori secondo le Antiche Istituzioni, da cui il nome di Antients o Ancients, mentre la Gran Loggia del 1717 venne dai dissidenti spregiativamente chiamata dei Moderns
La lotta tra Antients e Moderns si snodò fino all’inizio del XIX secolo (1813), anno nel quale le due Gran logge si fusero dando vita alla “Gran loggia Unita d’Inghilterra”.
La Massoneria speculativa
Fin qui quanto sopra brevemente riprodotto rappresenta la storia “autentica” della Massoneria, dove per autentica intendiamo documentata e comprovata da atti e documenti ufficiali.
Nelle premesse abbiamo, però, detto che scopo del presente lavoro era cercare di trovare le fonti del pensiero filosofico massonico, le fonti della tradizione esoterica di cui oggi la Massoneria si professa sacerdote e custode.
Anzitutto è opportuno fare chiarezza su un concetto importante. Spesso, il che è comprensibile, si tende a fare confusione fra i massoni “speculativi” ed i massoni “accettati”, ossia (come sopra detto) quegli uomini di “buoni costumi” non-operativi che furono ammessi alla muratoria, probabilmente sin dal tardo medioevo. Ma in effetti, il termine “speculativo” deve essere utilizzato esclusivamente con riferimento al “Massone simbolico”, ossia all’uomo iniziato ad un mistero esoterico.
In ogni caso, è certo che è solo dall’ammissione di massoni “accettati” e “speculativi” deriva verosimilmente l’ingresso nel simbolismo muratorio di tematiche non direttamente legate al mestiere, ma appartenenti alla cultura ermetico-alchemica e cabalistica dilagata nell’Europa occidentale tra il XV e il XVII secolo. A tal proposito, viene indicato frequentemente, come primo esempio documentato di siffatta osmosi, il caso di Elias Ashmole, famoso erudito ed ermetista inglese, nonché curatore di raccolte di scritti alchemici, nato nel 1617 e “fatto” Massone nel 1646 in una Loggia di Warrington.
Nei quasi tre secoli trascorsi dalla fondazione della Gran Loggia di Londra (1717), che segnò formalmente o convenzionalmente l’atto di trapasso dall’antica Massoneria di mestiere o operativa a quella moderna o speculativa, sono state proposte varie teorie a spiegazione della specificità di essa rispetto a tutte le altre organizzazioni di mestiere, consistente nel suo patrimonio simbolico ed esoterico. Sono stati chiamati in causa il sacerdozio egiziano, i misteri eleusini, i pitagorici, gli esseni, le sette gnostiche e zoroastriane, il mitraismo, i druidi, il sufismo persiano e arabo, la qabbalah ebraica, i Templari, i catari, gli alchimisti, l’ermetismo, il neoplatonismo rinascimentale e i Rosa Croce: in breve, l’intero retroterra esoterico della civiltà occidentale e del vicino Oriente.
Ma nonostante una pluralità di sorprendenti affinità e talvolta di coincidenze, nessuna vera prova, storicamente e scientificamente accertata, sussiste in merito a eventuali rapporti di identità o di continuità tra qualcuno di questi supposti antecedenti e la Massoneria. Diverso è il discorso per quanto concerne l’influenza che alcuni di essi possano aver esercitato nel processo di formazione della Massoneria moderna, con riguardo soprattutto agli ultimi sopra menzionati.
In particolar modo il Rinascimento fu il periodo storico, immediatamente precedente allo sviluppo della Massoneria moderna, in cui il sapere fu posto in primo piano, indipendentemente dalla fonte di provenienza. Si studiavano testi greci, latini, ebraici e le traduzioni dall'arabo; si cercavano i legami tra il passato e il presente; si ricostruiva l'armonia dell'universo; rinascevano tutti i valori umani, quali le lettere, le arti, la filosofia. Non fu, tuttavia, epoca pagana, perché il Cristianesimo era profondamente radicato nelle coscienze con i suoi valori di carità, di fede e di speranza. Ma si cercarono i legami tra il sapere degli Antichi e le verità rivelate. Il cammino fu lungo più di due secoli, articolato e ricco di meravigliosi esiti, non ultimo la scoperta dell'America. Poi le cose cambiarono e ven¬nero la Controriforma, il Concilio di Trento, l’Inquisizione. Ma quel periodo aveva lasciato testimonianze meravigliose d’arte, di cultura e di pensiero filosofico a preservarne la memoria, preparando il terreno all’epoca dei Lumi settecentesca.


“Le diversità di opinioni che sono state espresse durante gli ultimi cento anni sulle radici della Massoneria e il suo significato storico sono così vaste che nell’affrontarli è probabile che si sia sopraffatti dalla confusione” .
Venzi partendo dal presupposto che “la Libera Muratoria sia un «peculiare sistema di morale velato da allegorie e illustrato da simboli», e quindi un vero e proprio codice etico di comportamento”, segue un percorso di ricerca delle sue fonti “filosofiche” andando ad investigare e raffrontare i principi di etica del pensiero rinascimentale, nella convinzione che nelle dottrine etiche del passato vadano rintracciate le origini di quelle idee che hanno per tanti anni supportato la morale massonica, ed animato le aspirazioni degli uomini verso un avvenire migliore.
Si tratta di un approccio “sociologico” allo studio della storia della Massoneria, di sicuro pregio e dai risultati, per certi aspetti, sorprendenti. Secondo l’autore, infatti, le origini della filosofia (o per meglio dire dei precetti etici) della Massoneria moderna, vanno rintracciate nel pensiero neoplatonico rinascimentale dell’Accademia Fiorentina (Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, etc.) e nelle teorie filosofiche propugnate dalla c.d. Scuola dei “Neoplatonici di Cambridge”.
«Perché la Scuola di Cambridge? Perché a mio parere, i Neoplatonici di Cambridge rappresentavano, nel periodo e nel contesto storico che vide la nascita della Libera Muratoria speculativa, la filosofia che più di qualunque altra si attaglia ai dettami etico-morali della stessa Libera Muratoria. Per i Liberi Muratori cosiddetti “speculativi”, vi era a disposizione una filosofia che si confaceva perfettamente ai principi etico-morali che essi volevano trasmettere tramite la simbologia e le allegorie della Libera Muratoria “operativa”».
È soprattutto dall’Accademia fiorentina, ed in particolare da Marsilio Ficino, che i Neoplatonici di Cambridge prendono esempio per concepire successivamente la “loro” versione del mondo speculativo platonico. Come per Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, anche per i filosofi di Cambridge, Platone era un elemento di quella catena ininterrotta della rivelazione divina che comprendeva, oltre a Platone, Mosè, Zoroastro, Socrate, Ermete Trismegisto, Gesù Cristo, Plotino.
Senza voler scendere troppo nel dettaglio del pensiero neoplatonico, cosa che esulerebbe dal tema del presente lavoro, ci basta ricordare, utilizzando delle citazioni dal testo originale, due fra le più interessanti similitudini tra il pensiero neo-platonico e quello della Massoneria speculativa:
Tolleranza e Amore Fraterno. Importanti principi e analogie tra il pensiero massonico e la filosofia dei Neoplatonici di Cambridge potremmo trovarle nel concetto di tolleranza, soprattutto riguardo le altrui opinioni. Queste non vengono accettate asetticamente o supinamente, ma vengono ritenute assolutamente 'necessarie' per lo sviluppo della nostra stessa conoscenza e per il completamento del nostro 'processo' di perfezionamento.
Anche il concetto di 'amore fraterno', fulcro del pensiero libero muratorio è riscontrabile negli scritti di questi originali pensatori.
L'Autonomia dell'Etica dalla Politica e dalla Religione. Le teorie neoplatoniche di Cambridge troveranno il suo ultimo interprete nello Shaftesbury, il quale, nel clima infuocato delle polemiche di fine seicento su Etica, Morale e Religione, sostiene l'autonomia della Morale dalla Religione e dalla Politica, ravvisandone la fondazione nel sentimento o 'senso morale'. Ciò non può non farci ricollegare al divieto, posto alla base della tradizione massonica anglosassone, di occuparsi di politica e religione, interpretabile come l'inveramento di questo intento di non inficiare l'etica e la morale, alla base dei lavori di Loggia, con argomenti dai quali l'etica stessa deve essere tenuta divisa.
Le Leggende sulle origini della Massoneria
Sebbene la teoria dell’influenza neoplatonica sulla libera muratoria sia perfettamente in grado di giustificare le fonti del pensiero “etico” della Massoneria moderna, la nostra sensazione è che sfugga qualcosa che leghi più profondamente e chiaramente le corporazioni di mestiere, con i loro “Antichi Doveri”, al patrimonio simbolico dei rituali della Massoneria speculativa, espressione della Tradizione esoterica in esso tramandata.
Questa sensazione di disagio, aumenta quando si leggono e si studiano alcune delle teorie leggendarie sulle origini della Massoneria. Lungi da noi il voler riconoscere acriticamente valore di incontestabilità alle leggende sulla Massoneria, ma non dimentichiamo, però, che i misteri dell’antichità e l’esoterismo avevano la loro ragione d'essere e, come spesso accade, in ogni leggenda c’è sempre un fondo di verità.
Culti Misterici e Mitraici, Esseni, Templari, Cavalieri dell’Ordine della Giarrettiera, Rosacroce, Massoni, etc. hanno incontestabilmente una matrice comune, non determinabile secondo gli usuali metodi di ricerca storica.
Tutte queste società, tutte queste confraternite esoteriche, prevedevano (e prevedono) un rito di iniziazione che simula “morte e resurrezione”, morire a se stessi e rinascere diversi, cambiati, migliori; annullarsi per riconquistarsi. Passi progressivi verso la conquista interiore ed esteriore di armonie profonde dell’anima. Dietro c’è sempre l’ineffabile, la ricerca della Luce, del Principio Divino, ricerca che veniva (e viene) effettuata lavorando principalmente sul Microcosmo, sulle profondità dell’interiorità, del segreto.
Come scrisse Giordano Bruno, con riferimento alla verità: “lei è dentro di te quanto neppure tu sei dentro a te stesso”.
Conosci te stesso, scopri te stesso, il tuo carattere. Mente ed energia, corpo e spirito. L’esoterismo, in qualunque epoca ed in qualunque latitudine, punta alla piena coscienza dell'individuo e alla sua capacità di trasformazione continua in perfetta autonomia, in ciò distinguendosi dalla Religione.
Citando un proverbio Zen, l’iniziato è come un “bruco che abbia scoperto che esiste un modo per diventare farfalla”, consentendo allo Spirito di spaziare libero nei territori della contemplazione del divino. Quel divino che è dentro di noi e che è l’unica cosa in grado di porre l’uomo dinanzi agli aspetti più sacri dell’esistenza.
Probabilmente questo è il vero segreto immanente alle società iniziatiche avvicendatesi nel corso dei secoli: “l’emozione del sacro non può essere raccontata, è e resta esoterica”.
Radici giudaico-cristiane della Massoneria.
In Massoneria l’obiettivo, o per meglio dire l’oggetto di “culto”, è, e rimane, la Verità rappresentata dalla Luce. Non c’è discriminazione religiosa (sono ammesse tutte le credenze) e si professa una sola filosofia: cercare la Verità, una filosofia che non ha né tempo né confini, che esiste da quando esiste l’uomo. E questo perché la Massoneria soggettivamente si richiama ad una tradizione iniziatica, trasmessa da uomo a uomo fin da epoche immemorabili, e perciò tale che la sua fondazione non può essere situata in un’epoca storicamente determinata né essere attribuita all’opera di un singolo uomo o gruppo di uomini. In essa risultano, comunque, evidenti gli innesti da talune specifiche eredità sapienziali, in particolar modo dalla tradizione giudaico-cristiana, che sono ben attestati nella sua storia ed emergono nitidamente dall’esame del suo simbolismo e dei suoi rituali.
Non a caso, infatti, abbiamo come sacra leggenda quella di Hiram. Così come lo scopo allegorico della Massoneria è la ricostruzione del Tempio di Salomone. Ed ancora, le Colonne all’ingresso del Tempio che sono denominate B… e J…, proprio come le Colonne del portico o ingresso del Tempio di Re Salomone.
In effetti, i riti della Massoneria servono a trasmettere il ricordo delle “leggende dell’Iniziazione” (dove per Iniziazione deve intendersi il suo archetipo) e a conservarle tra i confratelli. Occorre, però, sempre tenere bene a mente che l’esoterismo e la ritualità ad esso connessa sono comunque discipline pratiche, il cui terreno di applicazione è il “se interiore”. Il vero scopo di tutti i grandi misteri, con i relativi riti, portano l’iniziato a cercare ed interpretare il Dio in lui (Deus absconditus, Dio nascosto).
Una formula Sùfica pone in netta chiarezza questo concetto; essa dice: “La via exoterica è: io e te; la via esoterica è: io sono te e tu sei me; la conoscenza esoterica è: né io né te, ma LUI”.
CONCLUSIONI
Con questa Tavola, credo e spero di avere dato ai fratelli una visione chiara, anche se sintetica e certamente incompleta, della Storia della Massoneria Moderna e delle radici del suo pensiero filosofico.
Vi ho riassunto l’opinione del G.M. della G.L.R.I. (che condivido) secondo la quale le Fonti del Pensiero “Etico” Massonico vadano rintracciate nel pensiero neoplatonico rinascimentale dell’Accademia Fiorentina (Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, etc.) e nelle teorie filosofiche propugnate dalla c.d. Scuola dei “Neoplatonici di Cambridge”. In aggiunta a ciò, credo di non aver tralasciato di evidenziare l’importanza e l’influenza dell’insegnamento dei grandi iniziati del passato ed il patrimonio spirituale da essi tramandatoci, che possiamo riscontrare ancora vivo ed attuale nei nostri simboli e rituali.
A questo punto potrei sentirmi ragionevolmente soddisfatto del lavoro svolto.
Invece no, non lo sono del tutto e non lo sarò sino a quando non avrò espresso quello che sento dentro di me come Maestro di questa Loggia ed ancor di più per la carica che in essa ricopro.
Quando ero C.d.M. ebbi occasione di presentare un lavoro, adeguato al grado che ricoprivo, nel quale a mo’ di conclusione scrivevo: “L’essere Massoni, quindi, serve per vivere, serve per cercare di migliorarsi e di migliorare il nostro mondo, serve per trovare uno spazio di serenità nel quale, specchiandosi nei simboli, sia possibile trovare, nella semplicità delle cose terrene, la vera essenza dell’animo umano”.
Questo era giusto e completo nella parola di un C.d.M.
Oggi devo rivederlo e non lo rivedrò certo conoscendo la storia della Massoneria. Devo rivederlo alla luce del mio grado di Maestro, devo rivederlo alla luce di quello che è il significato del mio grado, devo rivederlo alla luce della “Metafisica intellettiva”.
Quando sono entrato per la prima volta nel Tempio e quando dopo l’iniziazione mi fu tolta la benda che mi copriva gli occhi, affinché essi si aprissero alla “Luce”, ebbene, quello che vidi non fu Luce…, ma piuttosto un “caos”.
Quei tre personaggi contrassegnati dal fatto che avevano una candela davanti il loro scranno e un maglietto in mano. Il modo di camminare dei Diaconi che si muovevano (e mi facevano muovere) sul pavimento bianco e nero secondo un itinerario che mi sembrava illogico. Guardandomi in giro un triangolo con al centro una “G”, il Sole, la Luna, colonnine doriche, ioniche, maglietti, candele accese, strumenti da muratore, la livella, una pietra che sembrava portata lì dalla campagna, un’altra cubica, lavorata come un mattone, un compasso ed una squadra sopra una Bibbia.
Ed infine sopra tutto una scritta misteriosa: A.•. G.•. D.•. G.•. A.•. D.•. U.•.
Mi hanno fatto sedere tra altri che indossavano il mio stesso grembiule, di fronte a me stavano seduti altri con un altro tipo di grembiule, mentre altri ancora, con un grembiule un po’ più elaborato, erano seduti un po’ dappertutto.
Sentii parlare di oriente, occidente, meridione e settentrione senza che vi fosse nulla che mi facesse capire come si faceva a distinguere in quello stanzone i punti cardinali.
Potrei andare avanti, ma tutti voi avete vissuto gli stessi momenti e forse mentre io parlo li richiamate alla memoria.
Con il trascorrere dei mesi, la conoscenza dei simboli mi fece mano a mano percepire come in ogni cosa, in ogni parola, in ogni passo ci fosse qualcosa che andava al di là del significato che io ero, di primo acchito, in grado di dargli.
Senza rendermene conto, grazie alle parole dei fratelli Maestri, si aprivano i miei occhi riuscendo a vedere quello che chi non aveva quegli occhi non poteva vedere, si aprivano le mie orecchie riuscendo a trasmettere alla mia mente il significato nascosto della parola, quel significato che chi non ha quelle orecchie non può capire.
A poco a poco dal “caos” andava nascendo l’ordine, l’armonia. “Ordo ab Chaos”.
Quei misteriosi simboli di significato amorfo per me profano, o neo-iniziato, cominciarono a svelarsi, mi hanno preso per mano e mi sono stati compagni e guida nel mio cammino iniziatico.
Ho capito come il G.A.D.U. altro non sia che il Principio Regolatore che comprende in se ogni Dio di ogni altra religione, realizzando quell’ecumenismo che se da tutti accettato significherebbe la fine di ogni sanguinosa guerra religiosa, la fine di ogni assolutismo.
Cari Fratelli, oggi per parlarvi di Storia della Massoneria ho dovuto prima studiarla, il che ha certamente accresciuto la mia conoscenza, ma non per questo posso dire di aver salito un gradino in più di quella scala simbolica che attraverso lo studio, la meditazione, l’introspezione, l’osservazione, l’intuizione mi dovrebbe gradualmente portare all’ascesi iniziatica nel tentativo di avvicinarmi all’irraggiungibile perfezione.
Un tentativo, però, devo farlo e vi invito a farlo con me.
Il pensiero massonico, la filosofia massonica, la storia che a questo ha portato, altro non sono che un disegno del G.A.D.U. che da tempo immemorabile invita e spinge gli uomini “liberi e di buoni costumi” ad unirsi, a fare proseliti nel mondo per conservare e trasmettere una Tradizione: la perenne ricerca di «quell’Ineffabile» che in se ammette, comprende ed esclude tutte le religioni.
Con questa visione esotericamente valida concludo impegnando me stesso a lavorare, nei limiti della mia pochezza, affinché gli iniziati possano diventare moltitudine sempre…
A.G.D.G.A.D.U.

Comunicazione dell’autore (Michele Barresi) da un lavoro in corso di stampa per i tipi della Tipheret, soggetta alle leggi del Copyright.