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lunedì 20 giugno 2011

La Scala di Giacobbe

Comunicazione dell’autore (Michele Barresi) da un lavoro in corso di stampa per i tipi della Tipheret, soggetta alle leggi del Copyright.


La Scala di Giacobbe

Torno alla “scala di Giacobbe” (v. Genesi 28), la cui base è appoggiata sulla terra e la cui cima tocca il cielo.
Lungo di essa gli angeli, cioè le molteplici forme di consapevolezza che animano la creazione, salgono e scendono in continuazione. Lungo di essa sale e scende anche la consapevolezza degli essere umani.
Ma neppure questo basterà, se vorremo divenire compagni degli angeli che percorrono salendo e discendendo la scala di Giacobbe, a meno che non siamo ben preparati e istruiti ad essere promossi debitamente di grado in grado, a non uscire mai dal percorso della scala e ad affrontare i movimenti reciproci.

La scala è presente in numerose culture Tradizionali come tramite tra cielo e terra, e al tempo stesso come rappresentazione del cammino di ascesa/ascesi dell'iniziato.

"Fratelli miei, se vogliamo raggiungere la vetta più eccelsa dell'umiltà e arrivare rapidamente a quella glorificazione celeste, a cui si ascende attraverso l'umiliazione della vita presente, bisogna che con il nostro esercizio ascetico innalziamo la scala che apparve in sogno a Giacobbe e lungo la quale questi vide scendere e salire gli angeli.

Le tre figure femminili rappresentate nella nostra tavola di tracciamento sono le tre virtù teologali, ovvero le virtù che permettono l'avvicinamento a Dio. Fede, Speranza e Carità sono le figlie di Sophia, secondo Iacopo da Varazze che cita in proposito la chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli.

La fede è rappresentata da una figura muliebre recante un calice.

La seconda figura reca un'ancora, a significare la fermezza, precondizione della Speranza.

Infine, la Carità, rappresentata da una donna che reca per mano un bimbo. Il dare senza attesa di ricevere, come fa la donna che allatta il bimbo, illustra la carità intesa come amore,

La scala rappresenta l’unione ed il cammino per arrivare al divino, l’unione fra la terra consacrata (ossia resa sacra dall’uomo dotato di sacro “sacerdote”) ed il cielo, intendendo forse che ciascuno di noi dovrebbe farsi “sacerdote” ovvero “pontefice” ossia “costruttore di ponte”, quel ponte ideale atto a realizzare questa unione.

Le figure angeliche potrebbero forse rappresentare i messaggeri fra il sensibile ed il soprasensibile

Sulla scala si notano anche tre figure femminili: esse rappresentano le tre virtù teologali, ossia quelle per mezzo delle quali è permesso l’avvicinamento alla divinità

“Dire virtù teologali è come dire virtù divine. Ora le virtù divine sono esemplari, come abbiamo spiegato: ed esse non sono in noi ma in Dio. Dunque le virtù teologali non sono virtù umane.”

Intendendo probabilmente che: essendo la Sophia la conoscenza, le virtù teologali, essendone figlie, ne provengono direttamente.

La figura femminile posta sui primi gradini della scala, a rappresentare la “Fede”, con un rotolo di pergamena aperto che probabilmente rappresenta la conoscenza che apre le porte della saggezza.

Proseguendo nell’ascesa della scala, nella “Tavola di Tracciamento” di Harris, incontriamo una seconda figura muliebre che regge un’ancora; negli altri rituali è solo rappresentata un’ancora stilizzata.

Tale figura rappresenta “La Speranza” e l’àncora la fermezza della speranza. “Guai a colui che spegne la luce della speranza”.

Alla sommità della scala vi è un ultima figura femminile che rappresenta la “Carità”

“Una donna vestita di rosso, che in cima del capo abbia una fiamma ardente, terrà nel braccio destro un fanciullo. Al quale dia il latte, due altri le staranno scherzando à piedi, uno d’essi terrà alla detta figura abbracciata la sinistra mano. …

I tre fanciulli dimostrano, che sebbene la Carità sia una sola virtù, ha nondimeno triplicata potenza, essendo senz’essa la Fede, e la Speranza di nessun significato.”

La “Carità” attinge alla sfera del divino; la “Carità” è ad un tempo amore di Dio ed amore del prossimo.

Potremmo dire essere la manifestazione più alta di Dio.

Della “Carità” è presupposto la “Fede” ed è complemento la “Speranza” che ci assicura il possesso ed il congiungimento con l’oggetto del nostro amore.

Al termine della scala è rappresentata una luce sfolgorante che sta ad indicare l’illuminazione che si riceve una volta completata l’ascesa.

Lungo la Scala di Giacobbe si sale e si scende, ma attenzione….si può anche precipitare.


Comunicazione dell’autore (Michele Barresi) da un lavoro in corso di stampa per i tipi della Tipheret, soggetta alle leggi del Copyright.